Nel libro di Bell "L'avvento della società post-industriale" (1973) si parla di una realtà sociale in cui il settore dei servizi supera l'industria manifatturiera e diviene la principale forma di occupazione: in questo contesto, l'informazione è la risorsa economicamente strategica. Nel periodo storico post-industriale, accanto al capitale fisico e alle risorse naturali, si registra, così, l'incremento del lavoro creativo e dell'informazione. L'applicazione della tecnologia al business conduce ad una personalizzazione dell'informazione e all'esclusione dei soggetti non disposti a pagare. Ma basta porre attenzione al significato del verbo greco "kòino", "comunico", "metto in comune", per capire come il concetto di comunicazione si fondi, in realtà, sul libero scambio delle informazioni e dei saperi: l'Informazione è, dunque, espressione del condividere, della democrazia partecipativa ed anche della nemocrazia. Wiener, padre della cibernetica, ha spiegato come la libera circolazione delle notizie, il superamento delle ineguaglianze di accesso all'informazione e la liberazione dell'informazione dalla condizione di merce possano favorire il progresso sociale. Fare parte del Movimento Costozero non significa battersi per la destabilizzazione dell'economia dell'informazione, ma difendere dalla mercificazione il diritto alla comunicazione. Accanto alla cultura dell'acquisto esiste anche una cultura del dono, già delineata da Mauss in "Saggio sul dono" (1924), che oggi trova in Internet una sua roccaforte, un luogo in cui le idee di libertà e solidarietà possono tradursi in un modo non mercificato di stare insieme. Ma "non c'è niente di meno gratuito del dono": nella cultura del dono sono i principi etici e non quelli giuridici a determinare lo scambio e a sviluppare una vera e propria economia del dono, continuamente alimentata da investimenti di tempo, energia e creatività (si pensi alle comunità telematiche che nascono intorno ad interessi comuni e principi condivisi). La gratuità del diritto alla comunicazione è l'ideale del nostro movimento, ma sarebbe un errore considerarlo un fine, un mero valore: nelle nostre proposte, infatti, la gratuità è un mezzo attraverso il quale, da una parte, si favorisce la tutela dei diritti civili e, dall'altra, si pongono le basi per lo sviluppo di un mercato realmente concorrenziale e libero. Abbiamo chiamato il nostro modello di Società dell'Informazione Dorosofia ("dono della conoscenza"): la conoscenza è per noi un dono della conoscenza attraverso la comunicazione, e la Società della Conoscenza è la società in cui donare conoscenza significa acquisire lo status di cittadini; in tal senso Dorosofia non è affatto un'Utopia post-moderna, ma una realtà che deve essere preservata (ogni paese ha la propria cultura, tramanda le sue tradizioni e vive il proprio tempo): purtroppo, il sapere non sempre serve a sfamare i cittadini di Dorosofia, ma sempre serve a conoscere i motivi della fame e a cercare soluzioni. Internet rappresenta un piccolo mondo, quello dei paesi più ricchi e più democratici: da questo piccolo mondo, in grado di potenziare le capacità organizzative e progettuali della società civile (si pensi alla grande crescita del terzo settore italiano) e di responsabilizzare le istituzioni, nazionali ed internazionali, i paesi più poveri possono ricevere importanti aiuti, purché questi ultimi non si concretizzino in neocolonialismo o in meri atti salva-coscienza, ma in uno sviluppo dell'economia locale basato su modifiche strutturali. Non ha senso abbattere il muro del digital divide senza abbattere il muro ancor più alto e solido della miseria, dell'emarginazione, della malattia.
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